Più di mille anni fa era un monastero, da oltre tre secoli è la residenza dei Marchesi Guerrieri Gonzaga che ne sono appassionati custodi. Oggi la Tenuta San Leonardo è un giardino di vigne e rose protetto dalle imponenti montagne trentine che smorzano i freddi venti nordici, mentre il fondovalle accoglie e regala il tepore del lago di Garda. La Tenuta è un mondo antico dove le pazienti pratiche di cantina, ancora assolutamente artigianali, regalano vini che sono autentici gioielli dell’enologia italiana distinguendosi per freschezza, armonia ed un’innata eleganza.

In tutte le storie c’è sempre un momento di svolta

…per la Tenuta San Leonardo fu alla fine degli anni 60, quando il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga (1895-1974), agricoltore e appassionato viticoltore, lasciò al figlio Carlo il compito di dare un nuovo volto alla proprietà di famiglia. Molto cambiò nelle vigne dell’azienda trentina: alla pergola furono affiancati il guyot e il cordone speronato e accanto al Carmenère e al Merlot, varietà presenti ormai da decenni se non secoli, furono introdotti nuovi vitigni, primo tra tutti il Cabernet Sauvignon.

Il 1982 fu l’anno della vendemmia zero, quella che produsse il San Leonardo come lo conosciamo oggi. In azienda arrivarono le prime barriques e in cantina si lavorò non più sulla base di uvaggi definiti in vigna ma sull’assemblaggio dei vini deciso dopo mesi di maturazione in legno e a partire proprio da quell’anno il San Leonardo si impose con decisione tra i nomi di riferimento dell’enologia italiana.

Tutto ciò è stato il risultato della determinata convinzione di Carlo Guerrieri Gonzaga che la sua terra avesse caratteristiche così particolari da poter percorrere la strada dell’eccellenza viticola.

È stato un rinnovamento radicale quello che ha interessato la Tenuta San Leonardo. In realtà ad un primo sguardo niente sembra essere cambiato rispetto al passato e la proprietà si presenta ancor oggi come un hortus conclusus regolato dai valori del proprio mondo. Ma dietro quel cancello che protegge l’azienda non ci sono più solo campi di mais o di grano o piante di gelso per la coltura del baco da seta. Oggi c’è un giardino di vigne impiantate con criteri di grande rigore, i cui filari parlano di cultura del vino.

Da guerrieri a viticoltori

Il motto di famiglia recita “Belli ac Pacis Amator” (Amante della Guerra e della Pace): difficile immaginarlo oggi ma un tempo i Terzi – antico cognome della famiglia – erano uomini d’arme e tale Niccolò figlio di Ottobono per il valore dimostrato in tante battaglie, fu detto il “Guerriero”. Cognome cui fu aggiunto nel 1506 quello di Gonzaga in segno di riconoscenza da parte del Marchese Francesco, signore di Mantova.

Per la presenza della famiglia Guerrieri Gonzaga in Trentino si deve attendere il 1894 quando il Marchese Tullo, nonno di Carlo Guerrieri Gonzaga, sposò Gemma de Gresti, alla cui famiglia apparteneva da quasi due secoli la Tenuta San Leonardo. Fu loro figlio Anselmo a guardare alla proprietà con nuovo spirito imprenditoriale e a introdurre grandi cambiamenti animato dalla sua innata passione per l’enologia.

Ma è Carlo Guerrieri Gonzaga il primo vero enologo della famiglia, la sua formazione fu dettata non solo dalla prospettiva di gestire in prima persona il patrimonio agricolo familiare ma soprattutto da una viva curiosità per i grandi vini, Bordeaux in primis. Da questo nasce la sua decisione di studiare enologia a Losanna e approfondire le conoscenze con viaggi di studio in Francia ed in Toscana. Proprio qui, nella proprietà di San Guido, iniziò la lunga e proficua consuetudine con Mario Incisa della Rocchetta, che lo introdusse a tutti i segreti del blend bordolese e divenne a tutti gli effetti il suo “padrino enologico”.

Alla Tenuta San Leonardo da quasi cinquant’anni Carlo Guerrieri Gonzaga dedica la quasi totalità delle sue attenzioni e del suo tempo. Da anni anche il figlio Anselmo, oggi amministratore dell’azienda, è impegnato a tempo pieno e come il padre è innamorato di questa terra trentina, dei suoi orizzonti, dei suoi profumi.

Tenuta San Leonardo, porta del Trentino

Non è difficile innamorarsi di questo luogo. È il Trentino del sud, ad una manciata di passi dal confine veneto, quello che ospita l’azienda, un tempo feudo ecclesiastico, oggi piccolo borgo sinonimo di una delle eccellenze che hanno fatto la storia del vino in Italia.

Siamo in Vallagarina: lungo il corso dell’Adige una piccola chiesetta sembra indicare un luogo non comune, al suo fianco un cancello ed una medievale cinta muraria introducono al mondo della Tenuta San Leonardo. È un piccolo villaggio del tempo passato, dove le case dal tipico aspetto trentino ospitano gli uffici, la cantina, l’antico granaio oggi museo, vari capanni di servizio dell’attività agricola.

Alzando lo sguardo ci sono poi il viale alberato, il laghetto, il parco, le vigne, il giardino regno delle rose e la villa de Gresti, un insieme magico frutto di una cura incessante quanto discreta che non ha avuto cesure negli anni, un insieme di eleganza e di equilibrio che è concreta espressione di un mondo amato e vissuto in prima persona.

In alto infine la sagoma imponente dei Monti Lessini, dai quali può capitare in modo non inusuale di veder scendere cervi, caprioli e camosci alla ricerca di morbide foglie per la loro insaziabile fame. Sono i Monti Lessini che proteggono dai venti freddi del nord la proprietà, in tutto 300 ettari che ogni giorno ricevono la brezza dell’Ora che soffia dal Garda apportando i suoi temperati, benefici effetti.

Terra del nord è la Tenuta San Leonardo, la neve nei mesi invernali ricopre spesso quel piccolo paradiso terrestre del suo parco, vitato e non. Ma nel periodo vegetativo della vite è un microclima ideale quello che accompagna lo sviluppo dei grappoli e la maturazione delle uve con la forte escursione termica tra giorno e notte che dona non solo spessore agli aromi delle uve ma ne dilata i tempi di maturazione che solo a metà settembre prevede l’inizio della raccolta per poi protrarsi a gran parte di ottobre.

E poi le vigne, in tutto 25 ettari: ad altitudine inferiore, attorno ai 150 metri s.l.m., su terreni ricchi di ciottoli che furono il letto di una diramazione dell’Adige, sono state impiantate le vigne di Merlot mentre è prevalentemente un suolo sabbioso con pH neutro quello che tra i 150 ed i 250 metri s.l.m. accoglie Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e le antiche vigne di Carmenère. Tutti terreni a bassa fertilità e ben drenati da cui nascono uve che una volta divenute vino garantiscono una quantità di antociani davvero inusuale, e non solo per il Trentino. Talmente inusuale da fare di queste terre un tempo chiamate Campi Sarni, una enclave del tutto unica.

Oggi la viticoltura nella Tenuta San Leonardo prevede filari con vari orientamenti che seguono le pendenze, per sfruttare al massimo la luminosità solare. Le densità variano a seconda del tipo di allevamento: 6.600 ceppi ad ettaro per i vigneti a filare (guyot e a cordone speronato), con una produzione al massimo di 65 quintali per ettaro, e 1.750 per la pergola doppia trentina riservata al Carmenère, che per dare uve importanti richiede potature severe che limitano la produzione a non più di 90 quintali per ettaro.